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Biocosmesi: Luci ed ombre

Vorrei condividere con voi un’analisi imparziale riguardo una tematica del settore cosmetico forse una di quelle più ricche di contraddizioni e di informazioni che rischiano di essere mal interpretate e peggio ancora fraudolente, dovute all’assenza di una vera e propria legislazione e all’uso e abuso dei termini stessi che ne fa il marketing: la BIOCOSMESI

Dopo il boom registrato negli Stati Uniti, anche in Europa e in Italia i consumatori sono sempre più alla ricerca di prodotti cosmetici che vantino, in etichetta, la presenza di ingredienti di origine naturale. Nel cosmetico “naturale” si ha l’esigenza di ritrovare quella genuinità e affidabilità in cui ci si sente protetti e sereni di aver scelto un prodotto  che nell’immaginario comune lega le piante e i loro frutti alla semplicità della terra e quindi alla salubrità del prodotto stesso.

Se inizialmente i prodotti “eco-bio” rappresentavano un mercato di nicchia, anche le case produttrici della grande distribuzione si sono di conseguenza adattate al trend del momento, aggiungendo ingredienti naturali nelle formule, inserendo in etichetta immagini di piante e fiori e vantando claims e loghi riferiti al mondo del biologico.

È importante informare i consumatori riguardo i comportamenti scorretti che possono avere alcuni produttori di cosmetici, salvaguardando invece i tanti altri fabbricanti che credono fervidamente nella cosmesi biologica e in generale nella sostenibilità di tutti i processi che portano al prodotto finito. L’utilizzo di fonti rinnovabili per alimentare gli impianti, passando per la scelta di materie prime a bassa impatto ambientale e, per finire, nella scelta consapevole del packaging e dei materiali da imballaggio.


Definizioni

Il termine biologico nasce in ambito agroalimentare, per indicare un prodotto derivante dalla natura ed ottenuto senza l’impiego di pesticidi, fertilizzanti ed alimenti privi di additivi, conservanti o coloranti naturali. Il termine biologico nel prodotto cosmetico, non ha però lo stesso significato che possiede nell’agroalimentare, perché questo prodotto deriva comunque da processi di trasformazione delle materie prime che lo costituiscono.

  • I cosmetici ECO contengono ingredienti derivati da fonti rinnovabili, estratti con metodi non inquinanti e con minimo impatto ambientale. Sono biodegradabili anche nel packaging e non comprendono derivati del petrolio come vaselina, paraffina, siliconi e altre sostanze.
  • Nei cosmetici BIO invece gli estratti vegetali devono costituire almeno il 95% della composizione e provenire da agricoltura organica
  • Cosmetici biologici certificati. Sono i cosmetici che, dopo aver superato diverse verifiche sulla provenienza biologica degli ingredienti, hanno ottenuto la certificazione da parte di enti privati. I più importanti in Europa sono COSMOS e NATRUE.

Gli Organismi di Certificazione

Cosmos

Cosmetics Organic Standard è stato fondato nel Settembre 2009 ed è appoggiato dagli enti certificatori Ecocert e Cosmebio (Francia), Bdih (Germania), Soil Association (Regno Unito), Bioforum (Belgio) e Icea (Italia).

La presenza di un marchio e di uno standard comune a livello europeo, ha permesso ai consumatori europei di riconoscere facilmente i prodotti cosmetici bio certificati in un’ottica di mercato unico comunitario.

Dato che i vari enti certificatori hanno standard ben diversi tra loro, uno dei principali problemi per Cosmos è stato quello di redigere un disciplinare che fosse utilizzabile da ciascuno di essi.

Cosmos ha suddiviso gli ingredienti cosmetici in 5 grandi categorie.
Acqua: l’acqua contenuta nei cosmetici non viene considerata come biologica (sia essa potabile, di sorgente, marina, ottenuta per osmosi, distillata o contenuta nelle materie prime…); non ha peso sul calcolo della % di ingredienti di origine biologica contenuti nel prodotto finito.
Minerali: non vengono considerati biologici poiché non sono fonte rinnovabile; è presente una lista di minerali puri presenti in natura e trattati solo con metodi fisici.
PPAI (Physically Processed Agro-Ingredients): sono ingredienti ottenuti da processi fisici; non sono accettati trattamenti come l’irradiazione, né materiali ottenuti dalla mutilazione o soppressione di animali; i solventi ammessi per l’estrazione di alcuni principi vegetali sono acqua o quelli di derivazione vegetale. Gli ingredienti PPAI entrano nel calcolo della % biologica sul prodotto finito.
CPAI (Chemically Processed Agro-Ingredients): sono gli ingredienti derivanti da processi chimici ed è raro trovarne di biologici; l’obiettivo di Cosmos è quello di incentivare la cosiddetta chimica verde attraverso l’uso di risorse rinnovabili, il divieto categorico dell’uso di solventi di origine petrolchimica e la loro limitazione nella produzione di CPAI, sino al divieto completo.
Altri ingredienti: nel caso in cui le evidenze scientifiche dimostrino la pericolosità di un ingrediente, lo stesso verrà vietato, inoltre non è permesso l’uso di nanoparticelle, ingredienti OGM, processi
d’irradiazione.

Alla luce di queste regole e attraverso i calcoli % del materiale vegetale biologico, sia dei singoli estratti che del prodotto finito, Cosmos distingue due tipi di prodotto cosmetico certificabile.

Cosmetico Biologico: “COSMOS-ORGANIC” 

  • Deve contenere almeno il 95% di PPAI biologici.
  • Al termine del periodo di transizione di 36 mesi, almeno il 30% dei CPAI, secondo il sistema di calcolo previsto dallo standard, dovrà essere commutato in biologico.
  • Sul totale del prodotto finito, almeno il 20% di ingredienti deve essere biologico, ad eccezione dei prodotti da risciacquo come  bagnoschiuma, shampoo etc per i quali basta il 10%.

• Cosmetico Naturale: “COSMOS NATURAL”

  • Non è richiesta una percentuale determinata di ingredienti biologici.
  • Riguardo invece agli ingredienti ammessi, si rimanda ai singoli organismi certificatori nazionali.

NaTrue

Si tratta di un altro disciplinare creato e seguito da altri organismi certificatori nazionali tra i quali CCPB (Italia), BioInspecta (Svizzera), EcoControl (Germania).

Il disciplinare NaTrue è stato creato con lo scopo di indirizzare e tutelare il consumatore a scegliere prodotti realmente naturali.  Suddivide gli ingredienti in 3 tipologie:

  • Sostanze naturali: sono quelle che si trovano in natura e non sono sottoposte a trattamenti chimici.
  • Sostanze natural-identiche: sono sostanze naturali manipolate con semplici metodi di trasformazione, stabiliti in dettaglio dalla stessa disciplinare.
  • Sostanze naturali-simili: sono sostanze che provengono da quelle che si trovano in natura, ma che sono modificate con trattamenti chimici. Queste includono pigmenti minerali e conservanti, ammesse soltanto se non sono disponibili sostanze naturali qualitativamente e quantitativamente sufficienti.

Qualora si utilizzino conservanti trasformati, deve essere chiaramente indicato in etichetta. L’acqua non rientra nel calcolo % degli ingredienti biologici. Le sostanze che non rientrano nelle 3 categorie non sono ammesse.

NaTrue prevede 3 tipologie di cosmetico certificabile, che corrispondono a 3 livelli di naturalità del prodotto finito.

  1. NaTrue una stella: Cosmetici Naturali
    È lo standard base della certificazione. Per ottenerlo si devono rispettare l’elenco di ingredienti ammessi e alcunimetodi per la loro lavorazione, nonché i limiti del contenuto minimo di sostanze naturali e del contenuto massimo di sostanze natural-simili. Ogni tipologia di prodotto ha criteri differenti (ad esempio quelli applicabili al sapone sono diversi da quelli applicabili a una crema) per via della loro diversa funzione d’uso. Un cosmetico che abbia soddisfatto questi criteri fondamentali, potrà aspirare ad ottenere il marchio con due o tre stelle, in base alla percentuale di contenuto da agricoltura biologica.
  2. NaTrue due stelle: Cosmetici Naturali con complementi biologici
    Oltre allo standard base precedente, Natrue con due stelle richiede livelli minimi più alti di sostanze naturali non trasformate, delle quali il 70% deve provenire da agricoltura biologica o raccolta spontanea certificata. Non tutte le tipologie cosmetiche possono, per motivi tecnico-scientifici, raggiungere ad oggi questo standard.
  3. NaTrue tre stelle: Cosmetici Biologici
    Oltre allo standard due stelle, i cosmetici biologici devono contenere percentuali minime ancora più elevate di ingredienti naturali non trasformati, delle quali il 95% dev’essere biologico. Date le limitazioni di quest’ultima certificazione, essa è ottenibile solamente da alcune tipologie di cosmetici.

ISO 16128: La ISO del cosmetico biologico



L’International Organization for Standardization (ISO) è la più importante organizzazione a livello mondiale per la definizione di norme tecniche.

Se da una parte gli Enti Certificatori, sopra descritti, rappresentano una tutela riguardo la veridicità della cosmesi biologica, dall’altra le differenze tra le varie organizzazioni hanno reso difficoltoso per il consumatore comprendere le caratteristiche che un prodotto cosmetico deve possedere per definirlo BIOLOGICO.

Dopo molti anni di elaborazione è stata pubblicata la norma ISO 16128. L’International Organization for Standardization (ISO), la più importante organizzazione mondiale che redige norme tecniche e standard di riferimento in relazione alle attività industriali, alle tecnologie, alla sicurezza alimentare, all’agricoltura ed all’assistenza sanitaria.

La norma è divisa in due parti ed in particolare, seguendo l’iter di pubblicazione:

  • La prima parte, risale a Febbraio 2016, ed è dedicata alla definizione degli ingredienti ed ai criteri tecnici che consentono di considerarli naturali, derivati naturali, biologici o derivati biologici.
  • La seconda parte, pubblicata a Settembre 2017, contiene invece metodi per definire gli indici di naturale e biologico degli ingredienti, da cui poi deriveranno i relativi conteggi di naturale e biologico del prodotto finito.

Va qui rilevato che in nessuna delle due parti della norma ci si occupa degli aspetti relativi alla comunicazione verso il consumatore finale (etichettatura, informazioni, claims), alla sicurezza d’uso dei prodotti finiti, a questioni ambientali o a considerazioni socio-economiche o alla sostenibilità del prodotto cosmetico naturale.

Inoltre, questa norma non prende in considerazione le certificazioni e benché meno entra nel contesto della classificazione degli ingredienti (accettabili o meno), non adottando il concetto di valori minimi di soglia. In pratica, la ISO 16128 non definisce nello specifico quali ingredienti siano ammessi nei cosmetici naturali o biologici ed i loro contenuti minimi nel prodotto finito. L’obiettivo è stato invece di fornire criteri quantitativi di “naturalità” applicabili a tutti gli ingredienti cosmetici e determinare indici quantitativi per la composizione in ingredienti naturali e biologici del prodotto finito.

Per i motivi sopra elencati, gli organismi certificatori contestano le caratteristiche della ISO 16128, dichiarando in alcuni casi che sia stato fatto un passo indietro rispetto al passato.


Considerazioni finali

Alla luce della sempre più crescente attenzione che i consumatori ripongono nei confronti delle tematiche di sostenibilità ambientale, ben venga che organismi riconosciuti a livello internazionale ,come la ISO, inizino a muovere i primi passi nei confronti del settore della Cosmesi Biologica che ha vissuto e continua a vivere momenti di grande confusione.

L’importanza della veridicità e dell’onestà di una corretta etichettatura dei prodotti cosmetici, continua ad essere fondamentale per i prodotti che vantano il claim del biologico. Al contempo non è detto che la mancanza della certificazione intenda in automatico che il prodotto non sia degno di appellarsi come “BIOLOGICO”. 

Resta chiaro che, non basta la presenza in etichetta della scritta “BIOLOGICO” o di immagini provenienti dal mondo vegetale per far si che un prodotto rispecchi realmente quello che nel termine biologico, il consumatore crede di trovare e di acquistare.

Il consumatore consapevole è colui che decide quale crema applicare sul proprio volto o quale shampoo massaggiare sul proprio cuoio capelluto, informandosi preventivamente e riuscendo a leggere l’etichetta del prodotto con occhio critico.

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